Questo si traduce, in altre parole, in una conversione più vantaggiosa – ossia con meno sprechi – della corrente alternata in ingresso a corrente continua che alimenti i dispositivi presenti nella nostra casa. Come ottiene questo risultato l’alimentatore switching? Il principio fondamentale su cui si basa è la legge di Ohm, che come qualsiasi elettricista, anche solo dilettante, rammenterà stabilisce che la potenza è uguale al prodotto fra voltaggio e corrente. Una delle prime e più banali conseguenze matematiche di questa legge, che è facile intuire anche a prima vista, è che nel momento in cui, in un dispositivo, sono a zero la corrente oppure il voltaggio, è automaticamente a zero anche la potenza.
I transistor che sono alla base di questi alimentatori non producono corrente quando sono spenti, e non producono voltaggio quando sono accesi, il che significa che dissipano pochissima potenza sotto forma di calore. È questo il segreto dietro all’elevatissimo livello di efficienza dei dispositivi. Naturalmente, a fronte di tanti vantaggi, esiste anche un punto debole degli alimentatori switching, che consiste nella loro complessità. Per funzionare, infatti, essi richiedono circuiti molto complicati, che è raro e difficile, in caso di guasto, poter riparare: è spesso più economico e pratico acquistare un alimentatore nuovo. Va per correttezza evidenziato però che, proprio in virtù della propria efficienza, questi alimentatori raramente si guastano, e possono agevolmente funzionare per anni e anni senza dare alcun problema.